Come si dice “ansia” in positivo? Una riflessione sull’ansia in tempo di pandemia

Come faccio a dire ansia in positivo?

Quando parliamo di ansia, in generale, non intendiamo una cosa tanto bella. Nel linguaggio comune oggi è un termine che serve a comunicare agli altri e a noi stessi che qualcosa ci mette in difficoltà, non ci fa stare bene.

“Rilassamento”, diresti.

Si, non hai tutti i torti, ma questa è una condizione in cui l’ansia non è presente, è uno stato di calma e pace interiore. Se invece volessi trovare una parola che descriva l’ansia, nel momento in cui è presente, ma in senso positivo?

Se rispondi a questa domanda nel modo corretto hai svoltato. Hai finalmente trovato il Sacro Graal che chi litiga ogni giorno con l’ansia sta cercando da una vita.

È davvero molto importante riflettere su questa cosa, soprattutto nel difficile periodo che ci troviamo a vivere al giorno d’oggi. Lo è perché eliminare le restrizioni che, a lungo andare, stanno incrementando dentro ognuno di noi lo “stress da covid” attualmente non è possibile. Non lo è perché nessuno di noi, da solo, può decidere dall’oggi al domani che la pandemia è giunta al termine.

Conoscerai sicuramente il significato della parola “ansia”. Lo so per certo, perché ognuno di noi l’ha sperimentata nella vita e sa benissimo cosa è l’ansia per sé stesso. Non è importante, infatti, diventare un esperto nel conoscerne le caratteristiche teoriche, basta conoscere i concetti di base. Se vuoi ti lascio un collegamento per approfondire l’argomento ad un livello base.

La cosa davvero importante è un’altra. Sapere cosa “non è l’ansia”. Solo così possiamo capire a cosa tendere per non vivere più la sensazione di essere governati da questo stato mentale e fisiologico, da questo mostro che oggi sembra avere il pieno possesso delle persone e della società in generale.

L’ansia è una condizione particolare in cui un organismo vivente si può trovare o meno in un determinato momento della sua vita. É una condizione, appunto, un modo di comportarsi con delle caratteristiche ben precise e non una cosa di cui si può essere affetti o meno, o peggio che rappresenta noi stessi (“sono ansioso/a”, espressione che rafforza l’ansia che stai vivendo a livelli esponenziali, identificando la tua persona con essa stessa. Non c’è cosa peggiore che tu possa dire per autocondannarti a vivere questo stato per sempre).

Sono gli effetti che questo tipo di atteggiamento ci provoca nel corpo che poi ci mettono a disagio, ci fanno pensare di essere “affetti” da qualcosa. Che poi, se vivi questa condizione per molto tempo, rischi di provocare davvero dei danni al tuo corpo e alla tua mente.

Detto questo, quindi, esiste il contrario di ansia, cioè “un’ansia positiva”?

Si, è l’eustress.

Provare ansia per un lungo periodo di tempo ci porta a vivere una condizione di stress, qualunque sia lo stressor (lo stressor è la condizione che scatena in noi uno stato di tensione generale. Proseguendo con l’esempio di prima, l’attuale pandemia). A seconda del significato che gli dai, lo stressor provocherà in te due tipi di reazioni:

  • L’eustress. È formato dalla radice “eu” che tradotta dal greco vuol dire “bene” o “buono” e da “stress”, che è la risposta dell’organismo ad una situazione (detta stressor) che lo mette in difficoltà. Si tratta quindi di una “risposta positiva allo stress”, sana ed appagante.
  • Il distress. È una forma ristretta specifica del termine stress, e spesso vengono usati come sinonimi, dato che il termine in oggetto rappresenta l’aspetto negativo dello stress.

Il distress arriva quando raggiungiamo una condizione di “esaurimento”, cioè abbiamo terminato le energie fisiche e mentali che ci permettevano di percepire la situazione come possibile da affrontare.

E allora è inevitabile? É normale vivere il distress e l’ansia?

Certo che si. Il punto è che, se vissuto per troppo tempo, tende a logorare l’organismo ed entra nel circolo vizioso dell’ansia. Iniziamo a produrre troppi pensieri negativi che non fanno altro che aumentare il distress e la conseguente ansia percepita.

C’è una chiave di volta in tutto questo. È la possibilità di controllare il passaggio da eustress e distress. La chiave è, e sempre sarà, il tuo pensiero.

É un’arma potentissima che spesso sottovalutiamo enormemente. Ogni parola o frase che ci diciamo nella mente (o anche parlando normalmente) trasporta un “pacchetto di energia mentale“ che si accumula nella nostra mente. Ognuno di noi ha un proprio livello di soglia che genera il passaggio al Distress. Questo livello è influenzato molto dal periodo di vita che stiamo vivendo e raramente rimane fisso e stabile. Tuttavia, il suo limite ce l’ha sempre, anche se diverso di giorno in giorno e influenzato dagli avvenimenti di vita.

Le parole e le frasi portano questi pacchetti di energia mentale che si accumula giorno dopo giorno, in base alla carica dell’energia che veicolano. Se è negativa, si avvicina sempre più al livello di soglia. Se è positiva, tende a portare l’organismo ad uno stato di rilassamento.

Esempi di frasi che veicolano pacchetti di energia negativa:

“Non ce la faccio più, sono stremato”;

“Questi incompetenti non sono in grado di gestire niente”;

“Basta queste regole mi hanno stancato, e poi non le rispetta nessuno perché sono totalmente inutili”.

Esempi di frasi che veicolano pacchetti di energia positiva:

“Questa situazione mi sta mettendo davvero a dura prova, ma sono le situazioni difficili che ti rendono migliore”

“La condizione della mia vita non può essere decisa da altre persone, devo rimboccarmi le mani e capire cosa fare per migliorare la mia situazione di vita”

“Non è facile rispettare le regole che hanno stabilito durante questo periodo pandemico, ma se le rispetto con costanza aumento le probabilità di salute mia e degli altri”.

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Articolo di Mirko Ventoso

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